SPIAGGE: BALNEATORE MONTESILVANO SCRIVE A DRAGHI, “HO INVESTITO LIQUIDAZIONE, TUTELATEMI”

 


MONTESILVANO  – “Signor Presidente, nessuna rendita di posizione è emersa nel corso degli incontri tecnici avuti tra i rappresentanti del Governo e la maggioranza  di noi balneatori.  Chiediamo solo ed esclusivamente il rispetto del lavoro e degli investimenti fatti da migliaia di famiglie italiane in ragione di diritti inviolabili riconosciuti nel nostro ordinamento in tutti i settori della vita sociale della nostra Comunità”.


E’ un passaggio di una lettera aperta di Enzo Del Vecchio “novello balneatore” di Montesilvano,  che ha investito la propria liquidazione per creare un creare un lavoro alle proprie figlie, al presidente del Consiglio Mario Draghi. in cui argomenta contro l’obbligo della messa a gara europea delle concessioni balneari.


LA LETTERA


Egregio Signor Presidente Draghi, sono certo che troverà un po’ del Suo preziosissimo tempo per la lettura di queste considerazioni, riguardo alla Sue premure circa la gestione dei beni del demanio marittimo ad uso ricettivo/ricreativo (concessioni balneari), e sono certo che, al termine di questa lettura non mancherà di offrire le Sue scuse, forse anche a nome di quei zelanti Suoi collaboratori poco propensi all’utilizzo del buon senso ed alle norme di tutela degli individui e meglio vocati ad assecondare altre logiche che mi impongo di non chiamare “poteri forti”, per la dispotica attenzione manifestata nei confronti di migliaia di aziende e migliaia di famiglie italiane impegnate da anni a gestire un bene pubblico con professionalità e competenza uniche nel sistema.


In questi giorni abbiamo assistito ad un indecoroso e poco democratico comportamento di quanti hanno “manipolato” documenti portati all’attenzione del CDM e votati all’unanimità dallo stesso Organo salvo poi essere rimaneggiati per assecondare logiche e richiami partoriti in sede della Istituzione Europea.


Parto da una premessa e cioè, pur ritenendo le indicazioni della Direttiva 2006/123/CE (meglio conosciuta come Direttiva Bolkestein) applicabile alla gestione dei “servizi” e non dei “beni”, come peraltro riconosciuto dallo stesso Bolkestein e dal Governo Italiano con la nota n. 185 del 04.02.2022 in risposta alla UE sulla procedura di infrazione da quest’ultima avviata, che per, l’affidamento dei beni del demanio marittimo, debbano essere espletate della trasparenti procedure di evidenza pubblica tali da favorire la più ampia partecipazione ai soggetti che gli Enti preposti ritengano legittimati in proposito.



 

Detto questo immagino, anzi mi aspetto, che ogni Organo dello Stato Italiano superi questa fase di complessa incertezza, che evito di ripercorrere, e legiferi, normi, regolamenti ogni passaggio necessario per garantire la migliore utilizzazione di un bene pubblico avente come faro illuminante la tutela di tutti gli individui (gestori e utenti) che rappresentano la Comunità del nostro sistema Paese.


Nel caso di specie, cioè la regolamentazione delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative, sono state attivate, nelle sedi Istituzionali proprie, forme di confronto tra tutti i soggetti interessati (Parlamento, Governo, Regioni, Comuni, Associazioni di categoria) per definire il percorso migliore per salvaguardare un bene pubblico, il demanio marittimo, ed un bene privato, il patrimonio realizzato su quel bene c.d. “valore aziendale”.


Il risultato raggiunto, come era prevedibile non soddisfaceva tutte le parti, ma aveva almeno il pregio di tutelare e salvaguardare il valore aziendale dell’impresa frutto dell’investimento materiale ed immateriale operato dai privati concessionari e non acquisibile al patrimonio statale.


Elemento, questo, talmente pleonastico e di impossibile messa in discussione, e non solo perché sancito “dal Primo Protocollo addizionale alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmato a Parigi il 20 marzo 1952, che stabilisce all’art. 1 la “Protezione della proprietà” o per le innumerevoli sentenze degli Organi giurisdizionali nazionali ed europei, ha trovato una scellerata e violenta definizione nel testo ufficiale uscito dal CDM che calpesta la dignità dell’individuo a favore di altri soggetti che assumeranno le vesti di usurai e carnefici del sudore delle migliaia di famiglie italiane che hanno investito non illegittimamente ma perché autorizzate dallo Stato.


Per meglio rendere plastica la scellerata proposta, evito di citare massimi sistemi economico/finanziari che mi renderebbero ridicolo alle Sue inconfutabili capacità e conoscenze in materia e non solo, Le sottopongo delle elementari considerazioni:


1. Il CDM, o meglio Lei e qualche incauto Sottosegretario, ritiene che al concessionario uscente venga riconosciuto solo “… il mancato ammortamento degli investimenti realizzati nel corso del rapporto concessorio e autorizzati dall’ente concedente e della perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico”;


a. Mi scusi ma le rate di ammortamento per investimento e quindi opere, strutture materiali ed immateriali già pagate e quindi prelevate dal risparmio del concessionario a chi dovrebbero essere devolute …. al subentrante a titolo gratuito???


b. O forse, invece, con questa dicitura non si vogliono favorire i “nuovi investitori” che metterebbero il concessionario uscente di fronte al bivio di dover decidere se mandare al macero decine di migliaia di euro di materiali (con ulteriore aggravio di spese) o cederli per pochi spiccioli ????


c. Se quanto sopra detto è incomprensibile provo ad essere più elementare: se un concessionario nel corso degli anni ha aumentato il patrimonio aziendale realizzando o acquistando opere e strutture amovibili quali: manufatti, palme, ombrelloni, lettini, sdraio, puliscispiagge, docce, apparecchiature per ristoranti e/o bar, tavoli, sedie, etc. …. a chi va tutto questo????


d. Ricordo solo per inciso che tutte le Regioni d’Italia, in assenza di una legislazione nazionale in questo specifico settore, vagamente ed impropriamente, normato dal più volte rimaneggiato Codice della Navigazione, diversamente da altri settori regolati da una legislazione più dettagliata, che hanno affrontato l’argomento con proprie leggi, hanno previsto forme di valutazione di questi beni attraverso puntuali perizie tecnico/economiche che tutelano e salvaguardano l’uscente come il subentrante nella gestione del bene. Per completezza e correttezza, evidenzio che questo aspetto è stato dichiarato incostituzionale in assenza di una equa previsione nazionale.


e. Ebbene, in questa fase normativa che potrebbe essere colmato questo vuoto dobbiamo assistere a questo increscioso ed incomprensibile comportamento da parte del Governo??


2. Il CDM nella formulazione dell’emendamento, noto a tutti già il 15 febbraio u.s., aveva tutelato l’investimento fatto dal concessionario prevedendo, in caso di mancata riassegnazione della concessione, che il subentrante corrispondesse all’uscente la quota di “valore aziendale”, frutto dell’investimento e del lavoro dell’uscente da calcolarsi, immagino, applicando i canoni e le regole tipiche della nostra legislazione,


3. Invero, l’emendamento ufficiale del CDM, di cui solo in queste ore si è avuto il testo riporta una assurda ed illogica incongruenza, evidentemente frutto del poco buon senso che ha accompagnato questa travagliata fase di sottomissione ai dettati di Bruxelles, che di seguito si coglie in tutta la sua drammaticità: a. all’art. 2 ter, c. 2 lett c) si legge: “in sede di affidamento della concessione, e comunque nel rispetto dei criteri indicati dal presente articolo, adeguata considerazione degli investimenti, del valore aziendale dell’impresa e dei beni materiali e immateriali,….” salvo poi nello stesso articolo, stesso comma alla lett i) omettere la remunerazione del “valore aziendale” riformulando il testo come segue: b. art. 2 ter, c. 2 lett i) si legge: “…definizione di criteri uniformi per la quantificazione dell’indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione del mancato ammortamento degli investimenti realizzati nel corso del rapporto concessorio e autorizzati dall’ente concedente e della perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico”;


Signor Presidente, nessuna rendita di posizione è emersa nel corso degli incontri tecnici avuti tra i rappresentanti del Governo e la maggioranza delle Organizzazione di categoria, anche se il legittimo confronto non mancherà nel futuro di una rilettura della Direttiva, come peraltro sostenuto anche dal Governo Italiano con la nota sopra richiamata in risposta alla procedura di infrazione della UE, circa la non applicabilità della Direttiva 2006/123/CE nella gestione dei beni pubblici, ma si chiede solo ed esclusivamente il rispetto del lavoro e degli investimenti fatti da migliaia di famiglie italiane in ragione di diritti inviolabili riconosciuti nel nostro ordinamento in tutti i settori della vita sociale della nostra Comunità. Con immutata stima e fiducia per il prosieguo del Suo incarico.

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