Il falso allarme del Sindacato italiano balneari: “Con la Bolkestein venderemo le spiagge allo straniero”
Il vice-presidente del Sib, Enrico Schiappapietra, sventola lo spauracchio della Grecia «oggi interamente nelle mani della Germania». Si sbaglia. In Grecia una società tedesca, Fraport, gestisce dal 2015 14 aeroporti regionali. Ma le spiagge sono libere
Genova – Enrico Schiappapietra dice che la direttiva Bolkestein farà dell’Italia una nuova Grecia, Paese “oggi in mano alla Germania” (qui l’articolo completo). Schiappapietra è titolare dei Bagni Olimpia di Savona e presidente ligure e vice-presidente nazionale del Sib, Sindacato italiano balneari, e in difesa sua e della sua categoria si schiera contro una direttiva dell’Unione europea che prevede tra l’altro che gli stabilimenti balneari, titolari di concessioni demaniali, siano soggetti a gara allo scadere della concessione. Il suo timore è che con le gare “svendiamo tutto come ha fatto per esempio l’ultima Grecia che oggi è interamente in mano della Germania, dagli aeroporti a scendere, e quindi dipende dai turisti che decide la Germania”.
In Grecia le spiagge sono libere, per legge. “Abbiamo tre leggi nazionali che lo sanciscono, del 1940, 2001, e 2022”, dice Giorgio Davos, giornalista greco corrispondente dell’agenzia Ansa e della radio e televisione svizzera Rsi. “Anche nelle spiagge dove è presente un’attività, un bar con la possibilità di noleggiare sdraio e ombrelloni, nessuno può vietarmi di andare con il mio asciugamani”. Vero è, spiega Davos, che “nel sud del Peloponneso, nella penisola di Mani, alcuni alberghi sono stati acquisiti da società tedesche che hanno di fatto privatizzato la loro spiaggia. Questo è tollerato ma illegale. Stessa cosa accade a Paros, isola dove c'è un quartiere chiamato Germanika perché pieno di tedeschi e dove i tedeschi hanno circondato una spiaggia con un muro rendendola di fatto privata. Ci sono pure casi di armatori greci che hanno privatizzato la spiaggia ai piedi della loro villa. Lo Stato tollera. Ma sono eccezioni”. E la Bolkestein non c'entra.
Una società privata tedesca, Fraport, gestisce, questo è vero, 14 aeroporti regionali greci tra cui Corfù, Salonicco e Rodi. Lo fa dopo che, nel 2015, l’allora governo di centro-sinistra guidato da Alexis Tsipras varò una serie di misure per privatizzare alcuni beni pubblici e riformare l’economia salvata dal Meccanismo europeo di stabilità, Mes, con 86 miliardi di euro. Fraport ha ottenuto in gestione gli aeroporti dallo Stato greco in cambio di 1,3 miliardi di euro e per 40 anni.
La “svendita” delle spiagge è poi un altro vecchio timore dei gestori italiani di stabilimenti balneari. Hanno investito negli stabilimenti e, se perdessero la gara, perderebbero gli investimenti non ancora ammortizzati. Maurizio Conti, ordinario di politica economica all’Università di Genova, ricorda che questo accade in tutte le gare e che “basta che l’entrante corrisponda all’uscente la quota di investimento non ancora ammortizzata. Non è difficile stimarne il valore: nel settore balneare gli investimenti sono di facile valutazione, il fondo ammortamento fornisce una stima ragionevole della quota del cespite non ancora ammortizzato”.
"Il mio obiettivo è mettere in sicurezza questi imprenditori il più possibile”, ha dichiarato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni riferendosi ai balneari. “E’ quella che un tempo si sarebbe detta una posizione corporativa”, commenta Conti. “Oggi, con un termine anglosassone, diremmo pro-business. Una posizione che favorisce gli imprenditori presenti sul mercato. Sarebbe più liberale preservare il funzionamento del mercato favorendo tutti gli imprenditori, presenti e non. Con le gare d’appalto, che aprono le porte alla competizione tra imprenditori vecchi e nuovi”.
Secondo un’indagine del centro studi Nomisma, gli stabilimenti balneari italiani fatturano nell’insieme 15 miliardi all’anno circa a fronte di un canone medio versato allo Stato e che nel 70% dei casi è inferiore ai 2.500 euro l’anno. “Talvolta i concessionari subappaltano la concessione in cambio di un affitto. Trovano persone che con il ricavato riescono a coprire i costi di gestione, a ottenere uno stipendio per sé e per i propri dipendenti e a pagare l’affitto al concessionario. Quell’affitto – spiega Conti – è la rendita oligopolistica cui lo Stato rinuncia perché si ostina a non voler fare le gare”.
FONTE IL SECOLO XIX
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