Parla il segretario alla presidenza della Camera, Zucconi (FdI): "Entro fine luglio il governo Meloni scioglierà i dubbi. Chi investe sulla sua concessione ha il rinnovo da 6 a 20 anni"
Nel 2010 l’Italia ha recepito la Direttiva Bolkestein con cui l’Unione europea ha varato le norme sulla concorrenza. Altri Stati, come la Spagna, hanno trovato determinazioni per evitare la messa all’asta dei servizi svolti sulle concessioni demaniali. Ma l’Italia, che ha un comparto di stabilimenti balneari unico in Europa, è ancora impantanata nella questione. Dopo una serie di rinvii legislativi delle gare pubbliche, le sentenze 17-18 emesse a novembre 2021 dall’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato hanno stabilito che né giudici né pubblica amministrazione devono applicare ulteriori proroghe automatiche. Così il Governo Draghi ha fissato al 1° gennaio 2024 le aste obbligatorie per tutte le concessioni degli stabilimenti balneari. Poi è entrato in carica il governo Meloni, che nel recente Decreto Milleproroghe ha rinviato le aste al gennaio 2025. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha vistato la legge, richiamando il Governo al rispetto delle sentenze del Consiglio di Stato. È partita di nuovo la corsa contro il tempo. In ballo ci sono 12.166 concessioni balneari (di cui 1.291 in Toscana, 1.209 in Romagna e 1.250 in Liguria): pagano allo Stato canoni per circa 107 milioni l’anno.
Viareggio, 1 marzo 2023 - Tra pochi giorni il Governo Meloni aprirà il tavolo interministeriale per evitare le aste dei bagni, ma anche dei porti turistici, dei posteggi del commercio ambulante e delle concessioni idroelettriche. A quel tavolo parteciperà il segretario alla presidenza della Camera, l’onorevole Riccardo Zucconi di Fratelli d’Italia. Per lui l’ipotesi che le aste farebbero aumentare l’incasso dei canoni statali è una leggenda metropolitana.
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